La sostenibilità in Europa: Green Deal, NGEU e CEAP

 

La sostenibilità è il nucleo della ripresa dell’UE dalla pandemia di Covid-19 e il settore finanziario è di fondamentale importanza per conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo, con il quale l’UE ha riformulato su nuove basi l’impegno ad affrontare i problemi legati al clima e all’ambiente e ha sancito l’impegno a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 percento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e ad azzerare le proprie emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050 (c.d. neutralità climatica). Il piano di investimenti 2020 del Green Deal europeo prevede 1.000 miliardi di euro di investimenti verdi (pubblici e privati) entro il 2030.

 

Alla luce delle accresciute tensioni geopolitiche, l’UE sta riesaminando la sua politica energetica per passare a un sistema energetico basato in gran parte sulle energie rinnovabili e su una maggiore efficienza energetica, a sostegno dei suoi obiettivi climatici e ambientali.

 

A ciò si affiancherà una strategia commerciale incentrata sull’autonomia strategica aperta e fondata sull’aumento della resilienza e della sostenibilità dell’economia dell’UE.

 

Analogamente il Green Deal e la legislazione dell’UE relativa all'inverdimento della politica agricola, alla protezione della biodiversità e alla promozione dell’agricoltura biologica contribuiscono a dare una risposta sostenibile ai problemi della sicurezza alimentare mondiale e della sicurezza dell’approvvigionamento.

 

La Commissione Europea (CE) ha destinato agli investimenti verdi una quota pari al 30 percento del bilancio pluriennale dell’UE (2021-2027) e dello strumento unico NextGenerationEU (NGEU) e ha previsto che almeno il 30 percento degli investimenti del fondo InvestEU contribuisca agli obiettivi europei in materia di clima e che il 30 percento dei fondi nell’ambito di NGEU siano raccolti attraverso l’emissione di obbligazioni verdi.

 

I Paesi membri dell’UE sono a loro volta chiamati a destinare almeno il 37 percento dei finanziamenti ricevuti nell’ambito del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (cd. Recovery and Resilience Facility - RRF), la principale componente del programma NGEU, a investimenti e riforme che sostengano gli obiettivi in materia di clima. Il regolamento che istituisce il RRF prevede inoltre che nessuna misura presente nei Recovery plan nazionali porti un danno significativo agli obiettivi ambientali - ai sensi dell’articolo 17 del regolamento sulla Tassonomia - e che ogni riforma e investimento sia conforme al principio “do no significant harm” (DNSH).

 

Per consultare la Guida operativa per il rispetto del principio di non arrecare danno significativo all’ambiente, adottata con la circolare n. 32 del 30 dicembre 2021 del Ragioniere Generale dello Stato, clicca qui

 

Nel conseguimento della neutralità climatica entro il 2050 e della dissociazione della crescita economica dall’uso delle risorse, garantendo al contempo la competitività a lungo termine dell'UE senza lasciare indietro nessuno, è centrale l’adozione di un modello di economia circolare che coniughi i bisogni economici con quelli ambientali e sociali.

 

La trasformazione del paradigma economico, da lineare a circolare, è stata formalizzata per la prima volta nel 2015, con l’introduzione del Piano d’azione per l’economia circolare “Closing the loop – An EU action plan for the Circular economy”, disegnato coinvolgendo tutti gli stakeholder, inclusi

i diversi livelli di governo, le imprese e i cittadini.

 

A marzo 2020, la strategia europea sull’economia circolare è stata integrata dal “New Circular Economy Action Plan”, un nuovo piano europeo per l’economia circolare, adottato come parte integrante del Green Deal, che mira a ridurre ulteriormente l’impronta dei consumi UE e raddoppiare la percentuale di utilizzo dei materiali circolari nell'UE entro il 2030.

 

A differenza di quello risalente al 2015 che insiste principalmente sulla riciclabilità dei prodotti, il nuovo piano si concentra soprattutto sulla prevenzione della creazione di rifiuti, al fine di favorire un contesto in cui i prodotti, i servizi e i modelli imprenditoriali sostenibili costituiscono la norma e non l’eccezione. 

 

Per consultare il New Circular Economy Action Plan, clicca qui

 

Infine, ricordiamo che tra i quattro principali obiettivi della 26a Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26), il vertice internazionale sul clima presieduto dal Regno Unito in partnership con l’Italia (Glasgow, 31 ottobre – 12 novembre 2021), il terzo è dedicato a “mobilitare i finanziamenti”, rappresentati sia da fondi pubblici per costruire le infrastrutture necessarie a transitare verso un’economia più verde e resiliente al clima, sia da fondi privati ​per finanziare la tecnologia e l’innovazione e per contribuire a trasformare i miliardi di denaro pubblico in migliaia di miliardi di investimenti per il clima indispensabili a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro la metà del secolo.

 

COP26 ha definito le priorità per i finanziamenti pubblici dedicati al clima e per la finanza privata in due documenti intitolati rispettivamente “Priorities for public climate finance in the year ahead” consultabile qui e “Building a private finance system for net zero” consultabile qui.

 

Durante la COP27 (Sharm El-Sheikh, 6 - 18 novembre 2022) la presidenza egiziana ha fissato quattro obiettivi: 1. mitigazione, 2. adattamento, 3. finanziamenti, 4. collaborazione.

 

A proposito del terzo obiettivo e, in generale, alla finanza per il clima, secondo l’OCSE, l’impegno preso durante la COP15 di Copenaghen nel 2009 per la mobilitazione di 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 a favore dei Paesi in via di sviluppo non è stato rispettato: i finanziamenti si sono attestati su 83 miliardi di dollari trainati principalmente da flussi di risorse pubbliche e dai prestiti.

 

 

L’utilizzo di strumenti e meccanismi di finanza innovativa (per esempio, green bond, obbligazioni a impatto ambientale, “debt-for-climate swap”, meccanismi di finanza “mista”) potrebbero essere un veicolo efficace per incanalare i fondi verso i progetti e tradurre i Piani di Azione Nazionali (NAP) e i Contributi Determinati Nazionalmente (NDC) in piani di azione per investire.

 

 

Data pubblicazione 11 novembre 2021

Data aggiornamento 26 gennaio 2023