La crisi economica che è seguita all’emergenza pandemica ha determinato uno shock profondo sul tessuto imprenditoriale. A risentirne, oltre agli indicatori economici, è anche l’indice di fiducia delle imprese, che - se dominato dall’incertezza - può inibire fortemente la ripresa degli investimenti e la scelta di intraprendere processi di ristrutturazione e rilancio. Il rapporto regionale PMI 2021 di Confindustria - Cerved - in collaborazione con Intesa Sanpaolo - ha confermato il rischio liquidità per una piccola e media impresa su tre.
Le Pmi, inoltre, risultano più ‘a rischio default’ delle grandi imprese con tassi medi di default pari rispettivamente a 3,01% e 1,46%, come riportato nello studio “Default Study 2021 - Italian non-financial corporates” di Cerved Rating Agency.
In tale contesto, è importante affrontare il tema del turnaround sotto il profilo aziendale e finanziario.
Con turnaround aziendale si intende il processo di ristrutturazione messo in atto con un piano di risanamento da parte di un’impresa che ha attraversato una crisi (per cause interne o esterne). Un’azienda in crisi è un’azienda con problemi di liquidità che le impediscono di disporre di risorse finanziare sufficienti a soddisfare gli obblighi di pagamento contratti.
Le crisi aziendali possono essere irreversibili (in questo caso l’azienda è insolvente e potrebbe essere liquidata) oppure momentanee. In quest’ultimo caso, il superamento della crisi è tentato con un processo di ristrutturazione che riporta l’azienda a una situazione di equilibrio sotto l’aspetto finanziario, patrimoniale ed economico per far fronte agli obblighi di pagamento, tornare a investire e a fare utili. In una parola a creare valore.
Il piano di risanamento si articola in più fasi a partire da una diagnosi delle cause che hanno generato la crisi e la programmazione sia di un intervento diretto a revisionare il business per rilanciarlo, sia di un’attività di rinegoziazione del debito (rimodulazione, piani di rientro o stralcio) con banche, fornitori, erario (con o senza procedure concorsuali, per esempio accordo di ristrutturazione dei debiti omologato o concordato in continuità omologato).
Con turnaround finanziario o finanziamento della ristrutturazione di imprese in perdita ci si riferisce all’insieme di meccanismi di finanziamento necessari a reperire la liquidità necessaria alla copertura dei fabbisogni finanziari delle aziende che hanno avviato un processo di ristrutturazione. Possono essere sia strumenti di debito, sia strumenti di ‘equity’.
A seconda della forma giuridica dell’impresa e del suo livello di crisi, della profondità e impatto del processo di ristrutturazione, i meccanismi di finanziamento possono concretizzarsi in diverse forme: dai finanziamenti per far fronte agli investimenti aziendali alla partecipazione diretta o indiretta da parte di investitori istituzionali.
Secondo i dati diffusi ad aprile 2021da AIFI - Associazione italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, in Italia sono 1.700 le società potenzialmente in crisi. Si tratta di aziende industriali con un fatturato complessivo di 55 miliardi di euro, che danno lavoro a 170 mila dipendenti. Secondo l’Associazione le operazioni di turnaround nel 2020 sono state nove per un valore di 172 milioni di euro di investimenti, in crescita dell’80 percento rispetto all’anno precedente.
L’Associazione ha sottolineato l’importanza di investire sui fondi di turnaround che potrebbero permettere a molte aziende di non chiudere e, anzi, di ripartire con una nuova governance e nuovi obiettivi ritornando sul mercato più forti e strutturate. Ha inoltre avviato un percorso di approfondimento in collaborazione con Back To Profit sul mercato italiano del turnaround (lato equity e debito, inclusa la parte di “UTP corporate”) per comprendere quante sono le imprese potenzialmente a rischio “default” e quale sia l’operatività dei soggetti impegnati nel turnaround finanziario per poter individuare le “best practice” di settore utili anche ai “policy makers”.
Tra gli attori coinvolti nel turnaround finanziario si annoverano gli investitori operativi nel segmento del “corporate turnaround”, per esempio i fondi di private equity specializzati, che intervengono a supporto di operazioni di risanamento, ristrutturazione e rilancio delle imprese in crisi, anche attraverso operazioni di M&A, attività questa che può rivelarsi decisiva per il rilancio industriale del Paese nella fase post-pandemica. Secondo gli esperti, infatti, per le aziende in tensione finanziaria e operativa, ci saranno inevitabilmente esigenze di aggregazione; per tutte le altre, le operazioni di M&A possono rappresentare un’opportunità da cogliere per colmare le carenze di competenze, prodotto, risorse e tecnologie necessarie per competere sui mercati di riferimento.
Un altro ambito di intervento all’interno dei processi di turnaround finanziario è quello del credit turnaround dei fondi specializzati nel distressed debt e nella gestione dei crediti deteriorati (NPE – Non performing exposures). Per crediti deteriorati si intendono quei crediti per i quali la riscossione da parte della banca è incerta e si distinguono in: sofferenze (bad loans), inadempienze probabili (unlikely to pay – UTP) ed esposizioni scadute e/o sconfinanti (past due).
Nel contesto della crisi da Covid-19, che potrebbe rallentare il processo di riduzione sullo stock di crediti deteriorati del sistema bancario, l’intervento dei distressed fund è importante per riqualificare tali crediti, riportarli in bonis e creare valore soprattutto per le imprese più piccole che non sono state in grado di reagire con tempestività alla nuova situazione economica.
Accanto all’apporto di capitali privati, si ricordano le iniziative delle amministrazioni pubbliche (centrali e territoriali) a sostegno delle aziende in difficoltà.
Il “Decreto Rilancio” (decreto – legge n. 34/2020) ha introdotto specifiche misure per il rafforzamento patrimoniale delle impese, tra le quali il Fondo Patrimonio PMI - gestito da Invitalia con una dotazione 1 miliardo per il 2021 - è rivolto alle imprese con ricavi compresi tra 10 e 50 milioni di euro che hanno subito una riduzione dei ricavi di almeno il 33 percento nei mesi di marzo e aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedete e che intendono investire sul proprio rilancio. Il Fondo, che non prevede una valutazione del merito creditizio, opera attraverso l’acquisto di obbligazioni o titoli di debito emessi da aziende che hanno effettuato un aumento di capitale pari ad almeno 250 mila euro entro il 30 giugno 2021. Sono ammesse anche le imprese in concordato preventivo di continuità con omologa già emessa che si trovano in situazione di regolarità contributiva e fiscale all’interno di piani di rientro e rateizzazione già esistenti al 19 maggio 2020 (data di entrata in vigore del Decreto Rilancio). ll finanziamento ricevuto dovrà essere destinato a investimenti, capitale circolante e costi del personale.
Per le imprese medio-grandi italiane colpite dall'emergenza Covid-19 è a disposizione l’iniziativa “Patrimonio Rilancio” alimentato con risorse del Ministero dell’Economia e delle Finanze e gestito da CDP. La misura è rivolta alle imprese italiane, quotate e non, con fatturato superiore a 50 milioni di euro, che possono rafforzare la propria struttura patrimoniale grazie a un portafoglio di interventi, con limitati impatti sulla governance, quali strumenti ibridi di patrimonializzazione e aumenti di capitale. Tra le tipologie di operatività previste da Patrimonio Rilancio, il Fondo Nazionale Ristrutturazioni Imprese sarà dedicato agli investimenti a condizioni di mercato in aziende caratterizzate da temporanei squilibri patrimoniali e finanziari ma adeguate prospettive di redditività. Sono previste due tipologie di operatività: operatività diretta per interventi superiori a 250 milioni di euro prevalentemente mediante la sottoscrizione di aumenti di capitale, in presenza di uno o più co-investitori privati; operatività indiretta mediante la sottoscrizione di quote o azioni di OICR alternativi italiani (inclusi gli OICR di credito) per interventi superiori a 30 milioni di euro.
Il Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE) promuove:
A livello regionale, sono due le finanziarie che prevedono iniziative finalizzate al rilancio aziendale:
Alla fine dello scorso anno, Finlombarda ha concluso la prima operazione di finanziamento nell’ambito di Turnaround Financing a favore di Guarneri Technology Srl, piccola azienda a conduzione famigliare di Busto Arsizio (VA) attiva da quattro generazioni nella progettazione e produzione di calandre per l’industria del tessile ed esclusivista mondiale della tecnologia Nipco grazie alla collaborazione con la multinazionale tedesca Voith.
La solidità patrimoniale è indicata da 9 aziende su 10 tra gli ambiti su cui intervenire per la ripartenza come evidenziato nell’indagine “I bisogni delle PMI per la ripresa post-Covid” condotta da Monitor Deloitte in collaborazione con Piccola Industria Confindustria e Intesa Sanpaolo.
Le misure regionali per la patrimonializzazione e capitalizzazione delle imprese lombarde in gestione presso Finlombarda sono:
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Per approfondire le caratteristiche delle misure per il rafforzamento patrimoniale e la capitalizzazione delle imprese lombarde, clicca qui
Data pubblicazione 7 giugno 2021
Data ultimo aggiornamento 6 settembre 2021